E invece il rifugio che la maggior parte di noi vive, spesso tutta la vita, è il pensiero continuo. È ricordare il passato e immaginare il futuro. Si vive in questo pendolo ipnotico tra i ricordi del passato e le immagini del futuro. Il passato sembra reale, sembra presente, perché spesso fa rinascere emozioni, la memoria per fissarsi, è accompagnata da un’emozione.
Provate adesso a pensare a un evento da bambini, quando avevate più o meno 6 anni. La prima che vi sorge alla mente. Fatto? Cercate ora di riconoscere l‘emozione di fondo a questo evento. Cosa ci fa imprimere nella memoria un evento? Nei primi 20 anni di vita abbiamo vissuto 10’512’000 esperienze di un minuto. Quali ricorderemo? Semplicemente quelle che si sono impresse nel corpo meglio. E quali sono le esperienze che s’imprimono nel corpo meglio? Quelle che passano da uno stato emotivo che muove il corpo. In genere è più facile ricordare le emozioni negative perché portano maggior tensione nelle viscere(ne parleremo dopo). Quindi la memoria è accompagnata da uno stato emotivo e spesso è quello che andiamo cercando, camuffato da esperienza razionale. Siamo molto bravi a essere disonesti con noi stessi.
Quindi continuiamo ad andare nel passato, per progettare il futuro. Un futuro che non esiste in cui tutti noi facciamo: previsioni, profezie, magheggi, auguri, pianificazioni, programmi, ipotesi, congetture, supposizioni, prospettive, predizioni, presagi, vaticini, anticipazioni, aspettative, pronostici, presentimenti e via dicendo. Quando ci ancoriamo deterministicamente a un’idea sul futuro, perdiamo di vista la Pienezza del Presente, del Qui e Ora, dell’Hic et Nunc. Perdiamo di vista lo stato mentale originario, la Pura Presenza in divenire, la Pura Attenzione.
Provate a lasciare per un attimo il libro, Ora. Chiudete gli occhi e ascoltate la sensazione dei piedi per terra, del sedere sulla sedia, dei vestiti che toccano la pelle, dell’aria che inspirate che tocca le narici. Prendetevi un paio di minuti.
La pura Attenzione non è selettiva, è antecedente alla selezione di ciò su cui vogliamo concentrarci. Se siete in uno stato sereno, riuscirete a Godere della Presenza. I pensieri vanno e vengono, sono come se ci fossero scimmie nella testa che saltano di qua e di là. Sì, è vero, alcuni sono molto bravi a progettare pensieri e costruzioni razionali, e a volte sono molto utili per vivere insieme, nella nostra comunità di esseri umani. Bene, è importante, d’accordo. Riusciamo però a godere dello stato originario? O continuiamo a scappare, a cercare una via di fuga a questo stato apparentemente noioso? Scappiamo nel passato e nel futuro credendo, che sia lo stato “normale” e quindi giusto di per sé.
Se per noi è importante la pace, la serenità, questo è lo stato in cui si trova. Nient’altro. È in uno stato mentale in divenire. Tutti noi viviamo questo stato mentale tutti i giorni, anche solo per poco tempo. Non è necessario andare nei monasteri, è importante concedergli spazio nelle nostre giornate, prenderci del tempo per stare nella Pura Attenzione. Vivere nella Pura Attenzione ci permette di vivere meglio, di fare al meglio qualsiasi cosa vogliamo fare.
Quando avviene qualcosa all’improvviso vicino a noi, un incidente, cade una tegola dal tetto vicino a noi o mille altre cose, se siamo nello stato mentale di Pura Attenzione, non avremo paura o rabbia, che sono le reazioni psicobiologiche. Quando siamo Attenti nel presente, la nostra capacità d’incanalare un eccesso di eccitazione è attiva, quindi salteremo indietro o schiveremo l’ostacolo. Con la Pura Presenza possiamo regolare il sistema nervoso autonomo, verso la direzione più congeniale. Il sistema nervoso autonomo è come il nostro cervello “rettile”, che non pensa e regola l’attività. Immaginate di essere un serpente.
Per stare bene bisogna concedersi il lusso di tornare allo stato originario della mente, godetevi questo stato mentale, Puro. Godetevi questo senso di soddisfazione piena. Questa assenza di desideri. Questa PIENEZZA. Questo Stato di Grazia. Questo stato di benessere in assenza di peccato, come viene definito nel Cristianesimo. Alcuni qui mi considereranno eretico…
E’ tutto qui, dentro di me e dentro di te la possibilità di rifugiarsi nello stato originario.
Il primo passo è riconoscere questo stato di Pura Attenzione.
Il secondo passo è apprezzarlo. Una volta riconosciuto, all’inizio sarà difficile apprezzarlo. Può nascere rabbia per il fatto di perderlo, e dalla Pura Attenzione andremo nella rabbia… oppure comincerai ad aver paura di non riuscire a riacciuffarlo. Perché sì, va riacciuffato, ma non succede con un click. È un processo di regolazione del nostro stato psicofisiologico che va ristabilito continuamente. Nelle nostre giornate ansiose di realizzazioni, nel trepidio del fare, nel correre per raggiungere un qualche cosa, ci allontaneremo spesso da questa Pura Attenzione, questo Continuum di Presenza. Succederà che lo odieremo perché apparentemente irraggiungibile, perché ci sfugge. Succederà che lo sminuiremo come inutile. Tutto questo avverrà per la rabbia di non riuscire a bloccarlo e per la paura di perderlo per sempre. Siamo molto bravi poi, a farci sù razionalizzazioni per giustificarci. Quanto siamo, in verità, autolesionisti? Piuttosto che focalizzarci su tutte le volte che lo si perde, bisogna godersi tutte le volte che c’è. Godiamoci i momenti in cui emerge, sorge, si manifesta la Pura Attenzione. Apprezziamo la sua presenza quando c’è. Più lo apprezziamo, più si manifesterà. Più gli diamo valore, più avrà diritto di esistere. È così comica la vita che ci siamo creati un’idea di noi stessi e non riusciamo ad apprezzare il nostro essere in purezza… Rideteci sù quando vi accorgete di averla persa! Più si manifesterà la Pura Presenza e più vi accorgerete quanto intorno a voi sia poco considerata ed apprezzata. Vi daranno dei folli se lo dite in giro e in un certo senso, quello sociologico, lo sarete veramente. La minoranza è spesso vista come follia, perché ha valori che non appartengono alla maggioranza. Da un punto di vista sociologico sì, da un punto di vista psicologico no, la vostra salute Psicofisica migliora nella Pura Attenzione. Riuscirete mai ad andare controcorrente?
Sarà una sfida anche questa. Paradossalmente, una sfida a lasciarsi andare, ad abbandonarsi alla Pura Presenza. Per accettarla, è imprescindibile che apprezziate la Pura Attenzione, perché ne avete sentito il giovamento, non perché ve lo dice qualcuno come lo scrivente. Bisogna che vi rendiate conto del giovamento che vi porta e riusciate ad apprezzarlo. Richiederà del tempo. Nessun problema, ne abbiamo fino alla morte. Oppure continueremo a morire ogni giorno, a perdere la possibilità di vivere intensamente questa vita, Ora, Adesso. Se mentre stai leggendo questo libro stai pensando, non stai leggendo questo libro, sei morto per un attimo. Torna indietro. Rileggi.
Non solo il benessere, anche la nostra crescita, il nostro sviluppo, quello professionale, familiare, umano è legato alla Pura Attenzione. Se siete presenti, imparerete, comprenderete, acquisterete consapevolezza, avrete successo, se invece c’è una tribù che balla nella vostra testa, la crescita si annulla per davvero. È la morte. La morte in vita. Quindi per essere il meno possibile zombi, bisogna apprezzare la Pura Attenzione, La mente originaria, in una parola, la Vitalità. Abbiamo già perso troppo tempo, è ora di ritornare presenti. Quando s’incontra qualcuno che è Presente, ci si accorge della vitalità, è contagiosa. Certo, quando camminiamo e il nostro corpo va da una parte e la testa dall’altra, altro che Presenza, c’è involuzione. Mentre camminiamo possiamo pianificare una guerra oppure semplicemente camminare, sta a noi rendercene conto. Spesso si crede che sia più utile pianificare, perché c’è troppa paura di non riuscire a risolvere i problemi quando li troviamo davanti, invece è proprio quando troviamo un problema che la Presenza ci aiuta a risolverli. Quando c’è Pura attenzione, la nostra capacità riflessiva è amplificata, perché la nostra “Ram” non sta viaggiando piena di pensieri che affossano il processo di sviluppo, è rapida, veloce, funzionale. Possiamo avere la mente piena, affollata di cadaveri, o avere la Pienezza e tutto si scioglie più rapidamente. Sta a noi apprezzare la Pura Presenza e orientarci su di essa. Sta a noi prendere la responsabilità di mantenerci presenti. Sta a noi Fidarci della Pura Attenzione.
Il terzo passo sta nell’accettare quando la perdiamo. Sembra facile ma visto che ciò succederà decine, se non centinaia di volte al giorno. Accettare di averla persa è un passo essenziale. Ci consapevolizza che siamo tornati nel mondo delle idee, che non è malvagio di per sé, il problema sorge quando si fa fatica a tornare allo stato originario, alla fonte.
In tutti noi c’è, quella che viene chiamata, condizione di buddità. In ognuno di noi c’è un buddha. Noi siamo perfetti quando ci troviamo lì. Tutta quella perfezione che cerchiamo fuori, sta nella Pura presenza. Ed è proprio perché è così perfetta, senza imperfezioni, che ce ne allontaniamo. È la fonte, e la meta nel nostro esistere. Sembrerà una presunzione, come forse tante altre cose che scriverò qui, allora mettiamoci di fronte a una situazione reale e drammatica. Avete davanti una persona che ha ucciso volontariamente 4-5 persone. La vostra professione è quella dello psicoterapeuta, cioè, cercherete di fare di tutto ciò che vi è concesso per aiutare questa persona a riabilitarsi, in primis dentro di sé e poi, insieme alla vostra équipe di lavoro, nella società. Facciamo anche che è lui a chiedervi aiuto(che è essenziale). Un giorno nella prigione chiederà di un terapeuta e guarda caso ci sarai di turno tu. Che si fa? Adesso potrai deresponsabilizzarti dicendo: questo non è il mio lavoro. Vero, tu come tutti noi, deleghiamo a qualcun altro il lavoro di riabilitazione delle persone che hanno causato problemi alla nostra comunità e sono state punite con la prigione. Oltre al fatto che abbiamo deciso di eliminare la pena di morte, grazie a Cesare Beccaria che fu il primo a stimolare il dibattito scrivendo il volume “Dei delitti delle pene” e portò all’abolizione della pena di morte in Italia e in molti altri Paesi, c’è una questione fondamentale: ognuno di noi può essere riabilitato.
Questo significa che, come terapeuta che andrai a riabilitare il nostro amico pluriomicida, bisogna che vai a parlargli alla fonte. Che lo porti a quella condizione di Pura Attenzione, di Buddità, di stato di grazia, di pienezza, di vacuità, di essenza, nello stato dell’essere, nel suo sé, in contatto con la fonte e origine di tutto. Solo da lì potrai iniziare un lavoro vero, altrimenti il tuo lavoro sarà parziale. Condizionato dal tuo giudizio morale: “è un assassino!”. Condizionato dalla tua paura trasferita su di lui che ti fa sentire in colpa, per la sua responsabilità. Condizionato dal fatto che non accetteresti mai di avere un amico omicida. Tutti questi pregiudizi bloccano il processo di riabilitazione. Sei tu Dio per punire un soggetto “peccatore”? no. Sei il giudice, a cui come società abbiamo affidato la scelta di comprendere se è colpevole oppure no e far partire una modalità di riabilitazione(che da noi è la prigione)? No. Però ti stai occupando della sua riabilitazione, sei un professionista dell’aiuto.
Va bene, non sei un terapeuta, però quella è la mia ed è la tua fonte e meta dell’esistere. La Pura Attenzione.
la terza parte con il quarto passo arriva…