La maggior parte dei nostri vissuti, se non tutti, passa da stati emotivi, sia che noi siamo consapevoli o meno. Questi stati emotivi sono veicolati tramite il corpo, tramite la chimica biologica che muove il corpo verso una stato piuttosto che un altro.
Purtroppo, essendo una parte del vissuto basale, le nostre scuole hanno dato pochissimo spazio al riconoscimento e allo sviluppo di una comprensione maggiore degli stati emotivi e ciò ha fatto si che da adulti ci sia una gran confusione su come la sensibilità rispetto ad essi ci possa aiutare per dirigere i nostri pensieri e atti in una direzione univoca.
Mi stupisco ancora quando vedo qualcuno con risentimento, irritazione, invidia, tormento, gelosia, scontrosità, brontolio, frustrazione, ostilità, ferocità, amarezza, angheria, in tono oltraggioso, collera, disgusto, ribrezzo, ripugnanza, aborrimento, schifo, disgusto, disdegno, disprezzo, spregio, in maniera contrariata, con toni di ripicca, puntigliosamente, vessando, con tono di vendetta, con toni sgraditi, di repulsione, con ripugnanza, mutando repentinamente il proprio comportamento non si accorge che lo stato emotivo di base che lo o la muove è la rabbia.
Mi fa ancora più specie quando con uno di questi stati dice che ama la persona a cui si rivolge.
E’ talmente dissonante e assurdo che alcune volte mi metto anche a ridere per l’attitudine con cui cercano di riconciliarsi.
Comportamenti che vanno in completa opposizione con gli obiettivi che la persona in questione crede di prefiggere.
Guardate questo video di Chaplin, dal minuto 2.50 al 4.20 lui parla con rabbia ma la maggior parte delle sue parole sono incongruenti con il suo stato emotivo.
Le sensazioni fisiche, dell’emozione di base che contraddistinguono le attitudini appena elencate, sono maggiormente riconoscibili con un lavoro neanche troppo lungo.
Tra queste ci sono aumento della pressione arteriosa, restringimento dei cavi uditivi, turbamento, aumento del volume della voce ed eventuale balbettio, contrazioni muscolari diffuse, energia incanalata nelle braccia e nelle gambe, senso di sobbollizione(Greta docet), tensione al collo, necessità di liberarsi da questa eccessiva energia, respirazione affannata, vampate di calore, tensione mandibolare, diminuzione della salivazione, tensione viscerale, aumento della sudorazione, oppressione toracica, palpitazioni, viso rosso per effetto della circolazione, occhi accessi e molti altri effetti.
L’intensità di questi stati è variabile, quindi in alcuni casi, quelli più evidenti anche dall’esterno, saranno d’intensità altissima, ma la maggior parte dei nostri stati emotivi di rabbia si basa su un intensità minore e sottile.
Quanto più siamo in ascolto dei nostri stati fisici, per conseguenza saremo più attenti agli stati emotivi ed eventualmente(perchè alcune emozioni sorgono senza un aspetto cognitivo), ai pensieri più o meno razionali che ci hanno portato a tutto ciò.
Di base, tutte queste reazioni si basano su un sentimento, più o meno conscio, d’invasione. E’ un invasione dei nostri valori o un invasione fisica.
Nel cervello, quindi neurologicamente, si attivano le catecolamine che sono composti chimici rilasciati in situazioni di stress fisico e/O psicologico in particolare adrenalina e noradrenalina, neurotrasmettitori principalmente responsabili di questa stimolazione del sistema simpatico e degli effetti fisici appena elencati.
Al di là della complessità medica, la capacita di regolare meglio il nostro sistema psicofisiologico è possibile stando in ascolto del proprio corpo e applicando quella che viene chiamata nella ricerca medica ” Root Cause Analysis“, ma che qui la guarderemo da un punto di vista psicologico.
Praticamente, dato un determinato effetto sul corpo, cercare d’individuare i fattori che l’hanno determinato per cercare di prevenire il ripetersi degli effetti nocivi. Chiedersi perchè? Quali sono i fattori che hanno portato a quell’atteggiamento, sia individuando i fattori causali legati a un particolare evento che i fattori profondi, quelli che ci hanno portato a reagire così a quell’evento.

A volte la rabbia è giusta ma la maggior parte delle volte che la viviamo no, sono meccanismi di difesa che abbiamo a volte appreso dalle persone che si sono prese cura di noi da bambini che spesso non sono neanche conscie(quella dinamica che in psicologia viene definita Introiezione e proiezione) e altre dalle nostre credenze sbagliate siano esse decise durante il nostro periodo educativo o quelle della comunità di appartenenza, che decisioni che abbiamo fatto e che si sono stabilite nella nostra scala gerarchica di azioni davanti a certi eventi.
Il “Root Cause Analysis” ci permette il lavoro di restauro della nostra scala gerarchica in base a quello che crediamo sia giusto ora, in base alla nostre conoscenze attuali.
Fino a 26 anni non capivo nulla neanche io.
Siamo stati educati in un contesto sociale dove certe incongruenze erano normali e dove era normale credere che la gelosia si provava per amore…
Entrare a comprendere la rabbia dai suoi primi sintomi fisici, è il primo passo per comprendere quanto ogni volta che stiamo entrando in quella modalità, muoviamo esperienze fisiche come quelle elencate.
Entrare nelle sensazioni fisiche ci aiuta a riconoscere se stiamo bene o no, se le relazioni che frequentiamo ci nutrono o no, se quello che stiamo facendo ci porta a essere felici.
La mente mente e lo sappiamo già, riconoscere le sensazioni fisiche più sottili ci aiuta ad andare più nel profondo di ciò che si prova invece di basarci, come spesso avviene, su cosa si pensa. Il lavoro del “Root Cause Analysis” parte dalle sensazioni fisiche che sono evidenti, ed è difficile sbagliarsi così.
Più ci addentriamo in questo mondo di sensazioni, più ci accorgiamo di quanto le persone soffrono come noi, di quanto non siamo soli, di quanto le esperienze, sebbene per motivi diversi, sono simili.
Fare abbondare dentro di noi quei luoghi di gioia, di amore, di generosità ci permette di essere così ricchi da provare compassione per chi ci circonda, perchè quando l’amore sorge, è abbondante, straripa, si può regalare e chi è vittima di questi stati emotivi di rabbia che è turbato, non forte come spesso si crede.
Vorrei citare uno dei miei maestri, Ajhan Sumedho, un monaco buddista americano, con cui ho vissuto due mesi in un luogo fuori dai monasteri.
“La devozione viene dal cuore, non dalla ragione. Non potete indurvi a provare amore o devozione solo perché vi piace l’idea. È quando non siete attaccati, quando il vostro cuore è aperto, libero e ricettivo, che voi cominciate a sperimentare cos’è il puro amore.”
Bisogna iniziare a dare più attenzione agli atti di compassione che ci girano intorno ogni giorno, iniziarli ad apprezzare, a dargli valore perchè spesso li guardiamo indignati, o indifferenti.
Bisogna dare valore alla compassione per permettergli di emergere, di manifestarsi dentro di noi, compassione per le nostre debolezze e per quelle degli altri che sono… proprio come le nostre.
Iniziamo da chi ci circonda ogni giorno, a casa, al lavoro, in metropolitana…