Caro Paolo Fresu,
è con piacere che ti scrivo a seguito dell’intervento pubblico che hai avuto alla conferenza sul “neurone suona jazz” al teatro Piccolo.
Oltre al sentire comune in tutto ciò che hai detto, volevo aggiungere una cosa, che contrappunta un assunto: quello sul fatto che alcuni non potranno mai imparare il jazz.
Capisco quello che dici e mi rendo conto del “blocco mentale” di molti di loro, con un lavoro pratico comunque, possono sciogliere quel blocco di ghiaccio che hanno nel “cuore”.
Il mio percorso è un pò insolito, nasco con la poesia, il teatro d’improvvisazione filosofica, la meditazione, la filosofia con la psicoterapia, un bambino difficile che ha trovato nell’espressione , nella cultura, nell’elevazione dello spirito umano la sua autenticità.
Oltre a scrivere per i “miei” fedeli 50 lettori, ho creato un percorso di comprensione emozionale e cognitiva sulla felicità di gruppo. Brancolando nel mistero dell’animo umano.
Un crossover tra meditazione, arte di tutti i tipi, psicoterapia, filosofia, neuroscienze e trucchi vari di ogni tipo imparanti in giro per il mondo con l’obiettivo di liberare dai condizionamenti i partecipanti ai gruppi e permettergli di vivere un periodo maggiore nello stato che consideriamo sereno.
Sono stato onorato dall’invito diretto dell’Università di Herat in Afghanistan, a insegnare a studenti di psicologia e medicina, 80% donne, è li vedere risultati fuori dall’immaginabile, qualcosa che ancora non posso comunicare pubblicamente come vorrei, il Governo Italiano presente sul Paese ha paura per la mia incolumità e probabilmente ancor più per il buon nome per il Paese e le loro poltrone, quando sono li.
Mi occupo di sbloccare quegli ostacoli che hai ritenuto nella conferenza insormontabili. Forse era solo un momento di pessimismo e sono certo che da insegnante hai a cuore la possibilità che possano nuotare anche loro negli abissi del mare misterioso della vita, come nel Giassz.
Aiutarli a trasformare la paura in coraggio di aver paura e poi Fiducia.
Un processo che in fondo tutti facciamo quotidianamente, consapevoli o no.
Bisogna farglielo riconoscere e farglielo vivere sulla loro pelle.
Giro spesso con un amico viaggiatore ceco, Rolly. ogni tanto mi bendo e chiedo a lui di guidarmi per strada, nella fede nel processo dell’esistenza, per Milano.
lo faccio fare anche ai partecipanti ai corsi.
Trovare la luce nel Buio.
Siamo diversi dalla sterilità della scienza, invito te Paolo, che ti vedo come un fratello, a mantenere quella fiamma di candela alta, perchè il tuo essere influente negli incontri pubblici al di là della musica, sia un lume di fiducia in cui le persone possano riconoscersi ed evocare quella fiducia assopita che hanno dentro.
Un caro saluto e grazie per Autumn Leaves, quell’album l’avrò ascoltato e fischiato centinaia di volte.
con affetto
alberto pennella