Ascolto le sirene
Echi di scelte e fughe,
Ascolto il loro dire
Il loro rendermi selvaggio.
Lascio emergere un segno, un simbolo,
una traccia di dove punta la mia barba.
Cerco l’Est,
mentre il bosco copre i segni di un insediamento
dove sorge la luce,
sorge
tra il pungitopo e l’asparago.
Maggio non più Maggio,
ore di follia
mentre la mia spada sguainata nell’aria fende la scia del suono
struscia contro il vento e si erge,
come una rocca immaginaria;
sapore di antico narcisismo.
E’ ancora aprile però,
nell’immaginario che si sfalda nel tufo
Giace in una grotta
Si apre solo se lo lascio andare o lo faccio passare,
Dentro i meandri dello spirito
Libero
Da ogni turbamento, se con il suo spazio
Assottiglia la vicinanza alla voce,
gentile,
che gioca a domino con i pensieri…