TONGXIANG MENTAL TRIP

Abbiamo preso il treno per Tongxiang, il programma è intenso e ci toccherà viaggiare da un posto all’altro alla garibaldina…
La stazione dei treni di Shangai è gigantesca e a perdità d’occhio. A Shanghai ce ne sono tre moderne e una più grande dell’altra. I treni sono quelli superveloci, i tanto odiati tav, organizzati benissimo e in trenta minuti abbiamo fatto la stessa distanza da Milano a Parma. Poltrone sempici come i sedili dei pulman dei viaggi turistici o a lunga percorrenza italiani, ma comodi, spaziosi e reclinabili. Nel vagone due donne di servizio in abiti lucidi sempre pronte ad ascoltare le esigenze e acqua calda a disposizione per tutti. In Cina dappertutto c’è l’acqua calda per farsi un tè e mettere acqua nei piccoli termos portabili, che ognuno sembra avere. Ci mettono le foglie di tè la mattina e riempiono di acqua fino a sera. All’inizio è forte e piano piano più leggero. C’è una scienza sociale sul tè. Mi piacerebbe vedere dei campi coltivati di tè, li ho visti sulle Cameron Highlands malesi dieci anni fa, ma allora ci capivo troppo poco di piante.
Tongxiang non è neanche nelle guide turistiche, perché è una città 100% manufatturiera in continua espansione. Una sorta di Sesto San Giovanni negli anni settanta. In quegli anni mi raccontavano che prelevavano le persone in arrivo alle stazioni dei treni, per portarli a lavorare nelle loro fabbriche. C’erano un sacco di commesse e le aziende crescevano a vista d’occhio. Qui è lo stesso da questo punto di vista, altro che crisi! Sul Chinadaily news fresco fresco di stampa che mi hanno portato in camera ora, si parla di un porto in una regione qui vicino regione dove ci saranno: “duecentomila nuovi posti di lavoro, ma continuo cielo blu”. Propaganda? Nell’articolo si dice che verranno investiti 10 miliardi di euro per: un complesso per la produzione di acciaio, un progetto petrolchimico cino-kuwaitiano e industrie legate al porto. Dicono che l’industria di acciaio verrà costruita con le più avanzate tecniche al mondo e che riducono al minimo l’inquinamento. Daranno una spinta allo sviluppo della rete di transporti e completeranno la Tav. Nel loro sforzo per contrastare l’inquinamento, hanno rifiutato 53 progetti e chiuso in cinque anni 74 imprese. Il governo locale punta anche a espandere la copertura forestale di questa città di 10 milioni di abitanti, dal 28.5% a più del 30%. Aumenteranno il trattamento delle acque reflue e ridurranno il consumo di energia. C’è da credere nel loro pragmatismo? In ogni caso sono tre giorni che siamo in Cina e il cielo è sempre stato coperto, questo è quello che vedo, ora.
Un’altra cosa curiosa di questo luogo, anche se come ho capito è una cosa normale in buona parte della del Paese, è non avere il riscaldamento. Può fare un freddo becco ma lasciano aperte le finestre e non ci sono comignoli, si vedono solo pannelli solari per scaldare l’acqua sui tetti. Vi lascio immaginare mangiare nei ristoranti che, se non sono di alto livello o internazionali, devi stare con il giubbotto indosso.
Da questa camera al diciannovesimo piano si vede bene una parte della città, anche perché la visibilità non mi permette di vedere la sua estensione totale, di seicento mila abitanti compresa la provincia. E’ strano vedere ogni piccolo appezzamento di terra rimasto, quelli davanti alle ditte, aiuole e nelle aree già recintate per costruirci, coltivato come un orto. La tradizione contadina degli operai si manifesta in questi piccoli gesti. Nelle strade alberi giovani di non più di dieci anni e piste motociclabili grandi come i controviali da noi. Che vita culturale ci sarà in questa città? Mi hanno detto che le persone finiscono di lavorare alle sei-sette(anche se alle cinque mangiano al lavoro) e poi per loro ci sono tea club o ristoranti serali, gli altri sono già chiusi.
Che desolazione… Intanto, in questa stanza d’albergo, c’è un foglio che mostra che ogni oggetto che c’è qui è in vendita. Ti puoi portare anche lo specchio grande, il cuscino, il televisore, il set da te, l’asciugamano e quant’altro a pagamento. Meraviglia delle meraviglie ci sono anche sotto il comodino due maschere a gas, per il rischio di un eventuale incendio…Però, è l’unica camera d’albergo che mi ricordo che ha due piantine dentro, sia nella stanza che in bagno. Apprezzo il gesto.
Comunque qui c’è un sacco di lavoro, ma per andare dove? Per fare cosa? Per quale scopo? Dove procede il mondo con il suo “benedetto” progresso? Che altro vogliamo costruire? Ascolto Satie in camera e mi perdo in questa notte di luci. Il respiro mi tocca i baffi e inspiro ed espiro lentamente. Mi vine in mente il finale di una poesia di Ginsberg, A Supermarket in California, in cui l’autore si rivolge a Walt Whitman: “Che America avesti quando Caronte smise di spingere il suo ferry e tu scendesti su una riva fumosa, a guardare la barca scomparire, sulle acque nere del Lete?

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