TUONI, FULMINI E STELLE CADENTI

Oggi è una giornata uggiosa qui a Milano, di quelle giornate pre-primaverili in cui pioviggina e non sai se coprirti la testa o meno. Straordinariamente mentre camminavo ho sentito un picchio, non mi aspettavo di trovarne uno qui. Una volta vidi anche un barbagianni gigantesco in zona Rogoredo, questa città mi stupisce constantemente. Devo ammettere che il cielo più bello della mia vita l’ho visto a Milano, incredibile no? Ho visto il cielo in molte parti del mondo, anche in barca a vela in mezzo all’atlantico, in cui l’unica luce artificiale possibile erano le due in cima all’albero verde e rossa che fanno distinguere la nostra rotta a chi ci vede sull’orizzonte. L’ho visto alle pendici dell’Himalaia, in isole deserte, tra i monti e per mari ma mai come una notte in città. Credo sia stato in inverno otto-nove anni fà, uscivamo dai Magazzini Generali, una discoteca di Milano, ed erano le 4 del mattino. C’era una fiumana di persone che andavano al parcheggio per ritornare a casa. A un certo punto guardai il cielo e vidi una stella cadente gigante che lo tagliava orizzontalmente. Dopo poco un’altra, poi un’altra ancora e così ogni 10 secondi fino quasi all’alba. Tutta le persone sulla strada rimasero ferme con un ohhhh stupite in attesa. È nata spontanea una Ola in attesa di ogni stella. Le mani di molti tamburellavano sulle macchine e creavano una sensazione da ritmo tribale. Una meraviglia ci attraversava tutti, tutti magicamente incantati da questo continuo illuminarsi del cielo. Si stagliavano stelle cadenti gigantesce. Tre quattrocento persone estasiate sulla strada di notte a godere di uno spettacolo inaspettato, infinitamente più memorabile della sera passata in quel locale con luci e musica psichedeliche. Un ora e mezza  che in ognuna di quelle persone ha lasciato un segno indelebile di quel giorno. E’ stato il cielo stellato più bello della mia vita fino ad ora, una vera cascata di stelle. Qualcosa d’inimmaginabile.
Altro spettacolo entusiasmante del cielo in città lo visto ad Avignone, in Francia, durante il festivale del teatro del Luglio 2001. Vicino all’antico ponte, sulle rive del fiume, fuori dalle mura di cinta della città storica papale, eravamo in centinaia di persone aspettando lo spettacolo pirotecnico che stava per partire. In quell’attesa davanti al ponte mi è partita mantricamente in testa la filastrocca che avevo imparato alle scuole elementari:
Sur le pont d’Avignon,
l’on y danse, l’on y danse,
Sur le pont d’Avignon
l’on y danse tout en rond.
Les beaux messieurs font comme ça
Et puis encore comme ça.
Sur le pont d’Avignon
l’on y danse tout en rond.
Sur le pont d’Avignon,
l’on y danse, l’on y danse,
Sur le pont d’Avignon
l’on y danse tout en rond.
Les belles dames fon comme ça
Et puis encore comme ça.
Sur le pont d’Avignon
l’on y danse tout en rond.
Les officier font comme ça
Les bébes font comme ça
Les bon amis font comme ça
Les musicians font comme ça
Et les abbes font comme ça
Et les gamins font comme ça
Les laveuses font comme ça

Quindi intanto che aspettavo ero entrato in trance recitando mentalmente la canzone, che avrò cantato insieme ai miei compagnie e compagne delle elementari centinaia di volte…
Davanti a questo putiferio che mi avveniva dentro, c’erano giocolieri e saltimbanchi vari che si allenavano, di giorno facevano spettacoli all’interno del centro storico. Sia io che tutto il carnevale che mi girava intorno, stavamo al campeggio appena li dietro il fiume. Io avevo appena lasciato la kumpa con cui avevo girato il sud della Francia, perchè ero così estasiato da quell’avvenimento che non volevo subito tornare in Italia.  In quel campeggio tra l’altro presi anche le piattole sui peli pubici, tornato in Italia mi depilai dal nervoso che mi creavo, cercando di far andar via quegli esseri indesiderati che mi scompigliavano intimamente.
Comunque partirono i fuochi d’artificio mentre il cielo non prometteva niente di buono, almeno, apparentemente. Dopo cinque minuti scoppiettanti di trik-e-trak, comincia il temporale. Uno di quei temporali estivi con i lampi che tagliavano il cielo trasversalmente e tuoni che oramai i fuochi d’artificio erano diventati un gioco per bambini. Tutti erano ammaliati dalla forza della natura, dalla fuerza de la naturaleza. Fu un Encomio collettivo verso la natura. Tutti eravamo rapiti e bagnati. Avevamo davanti un confronto che ci mostrava quanto l’uomo fosse piccolo, di fronte alla grandiosità che la natura può fare. Cavolo è indecente che ce lo si debba ricordare solo davanti agli eventi più potenti: I terremoti, i temporali, gli tsunami, l’eruzioni vulcaniche, i maremoti, gli uragani, le tempeste e quant’altro ci rende piccoli davanti all’immensità della natura. Qualche mese di paura e poi avanti con i piani per conquistare l’universo, via per missili terra aria, “date accensione allo scudo terrestre…” Viviamo su in un epoca narcisista, dove la sensibilità viene attivata solo da grandi batoste, in altro modo i segnali che c’è qualcosa di più grande di noi rimbalzano sul muro di gomma della presunzione umana. L’uomo schiavo della sua immaginazione, come me con la filastrocca del ponte, è solo che al posto di avere una filastrocca molte persone hanno armi nucleari, climiche e tecnologiche. Il  loro mantra fatto per difendersi dalla paura è pieno di elicotteri corazzati, di f-16, di persone addestrate per uccidere, di sottomarini che sparano missili. Come è possibile al giorno d’oggi che ci si lasci ancora ammaliare da questi comportamenti squilibrati di uomini, che hanno attività malsane nel cervello e che cercano di convincere anche gli altri dei loro mostri interiori? Come è possibile che ancora si comprino decine di aerei da guerra mentra la gente fa fatica a mangiare decentemente per arrivare a fine mese? Come fa una comunità a spendere miliardi di euro in armamenti?
E in uomini così, malati di terrori non elaborati d’infanzia e che si lasciano disorientare dalle loro ombre, come possiamo credere? Si manifestano esteriormente tutti di un pezzo per mascherare il tremendo isolamento interiore? Guardate Ignazio La Russa, che mostri interiori vive quell’uomo? Chi l’ha violentato da bambino? Dove avrà presa tutta quell’aspirazione guerrafondaia? Di persone come lui ce ne sono a migliaia. Tutto nasce da una filastrocca che si è creato o che gli hanno creato con l’immaginazione e poi guardate che risultati. Uomini che cercando di sfidare i temporali. Uomini che si battono senza sosta, nella direzione sbagliata…
Lì ad Avignon è stata una serata bellissima, tra le persone si era creato un senso di intimità, di condivisione, di generosità che succede raramente e in genere davanti alle calamità della natura, in cui si ritorna quello che si è, semplicemente, umilmente.

Qui invece, tra qualche ora prenderemo l’aereo per dubai, dove faremo scalo per poi dirigerci a Shanghai. Fuori c’è una merla saltella sui rami, tutto è morbido e si vedono i primi fiorellini nel prato, tra poco scoppieranno i fiori, le foglie, i colori e la bellezza. Esprimiamoci quando è necessario davanti a quelle persone cui non vorremmo rivolgere la parola, per non perderla….

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