Eccitazione e Pensiero

C’è un cammino di luce che attraversa il mondo nella sua oscurità e mentre rimaniamo immobili nell’attesa di essere irraggiati da un bagliore di consapevolezza pensiamo.
C’è tutta un attività del pensiero che ci avvolge e ci informa, che ci legge e ci indirizza.
Spesso siamo così freneticamente attivi nell’atto di pensare che dimentichiamo il piacere di godere degli attimi di vuoto, quel particolare vuoto che riempie gli spazi tra un pensiero e l’altro. Rendere sacri questi interminabili istanti è un  compito che viene considerato inutile, insignificante. L’intelligenza dell’uomo sembra sia fatta dal suo pensiero, solo ed esclusivamente da esso. Invece quando si ferma e c’è pace, anche solo per un attimo, si cerca qualcosa per riempire questo sprazzo di luce che c’iononda. Molti credono che l’uomo non possa smettere di pensare, che sia semplicemente impotente davanti a questa perenne attività che ci lega al fare e che ci sovrasta.
L’ozio è considerato pigrizia, un demone sociale che si deve rifuggire altrimenti la comunità non va avanti, non prosegue nella sua folle corsa all’Evoluzione.
Ma quale evoluzione ci può essere senza una presa di coscienza dell’ora, dell’adesso, di questo presente? Siamo troppo proiettati in un futuro ideale e poco ancorati in questo che sembra uno spaventoso presente. Fermarci senza rimanere impegnati in qualcosa è una chimera che ci si concede solo nelle vacanze, in cui il vacuo vivere prende piede e ci si annoia mortalmente, magari stando seduti su una spiaggia a guardare il mare. Ciò non è eccitante.
Cerchiamo eccitazione da tutti i lati: nel lavoro, nelle attività giornaliere, nel sesso, con gli amici e persino stando seduti a casa.
Essere eccitati è divenuto il metro per stabilire se stiamo vivendo bene oppure no. l’eccitarsi da la carica per agire nei mille aspetti della vita e che altrimenti vengono viste come attività noiose. Quando siamo eccitati l’attività sottile di osservazione della realtà viene affievolita, prende piede il muoversi grossolanamente verso ciò che abbiamo intenzione di fare. Il desiderio si acutisce e siamo intensamente attivati dall’oggetto della nostra eccitazione. Il corpo traballa, vibra, diventa instabile e la nostra lucidità svanisce. Le decisioni che vengono prese sotto l’influsso dell’eccitazione sono condizionate da questo stato e saranno necessariamente poco equanimi. In genere si dice che per prendere una decisione su una particolare scelta si debba lasciar passare una notte. Questo succede perché i fumi dell’eccitazione si dissipano e la luce torna a splendere negli occhi della persona, nelle nostre visioni.
Per lasciarsi attraversare dalla luce c’è bisogno di calma, di raccoglimento, di contatto profondo con se stessi. Ciò non può avvenire mentre corriamo o mentre siamo in preda a una tabella di impegni che non lascia il posto per osservare il respiro che entra e che esce dalle narici, appena sopra il labbro superiore. L’eccitazione ci fa sentire in preda al tempo, ci spinge ad agire rapidamente e a credere che ogni minuto perso c’è il rischio che l’entusiasmo scemi e la noia prenda il sopravvento. L’eccitazione è uno stato alterato della mente che ci allontana da un ascolto chiaro dei nostri bisogni.
La luce del sole ora entra dritta dalle finestre e i suoi raggi mi scaldano la fronte, un merlo si è appoggiato su un camino e osserva attorno a se. C’è silenzio e calma, c’è Presenza e bagliore.

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