Cosmetica

Il sole sta squarciando tutti i residui di freddo che mi sono rimasti nelle ossa e sento il corpo che spinge per espellere l’influenza.

Essere irradiati dal sole è una benedizione che dona energia e vitalità.

Qui fuori ci sono due tortore su un antenna, sono le stesse che vengono a prendere le semenze che lascio a loro disposizione per sfamarsi. Tra qualche settimana ci sarà così abbondanza di cibo nella natura, che avranno poco bisogno di venire a cercare da queste parti. Sono tornato al fiume per vedere come stanno le nutrie e gli altri amici del bosco. Le nutrie non c’erano ma in compenso ho trovato le carote che gli avevo lasciato ancora li sulla neve. Che fantasie le mie di nutrirle con degli ortaggi… Ho proceduto quatto quatto fino al rifugio dei caprioli e mi stavo appostando quando due fagiani hanno iniziato a starnazzare e la famigliola è scappata. Volevo vedere anche se erano riusciti a sopravvivere tutti, ma sono zampettati così velocemente, che li ho persi di vista subito e non li ho potuti contare.

Ho visto anche una mosca e mi ha fatto ben sperare che il freddo sia finito.

Tornato a casa ho ricevuto una telefonata per andare a una manifestazione in Val di Susa contro il progetto ventennale di una linea ad alta velocità, che taglia le montagne e svalica per la Francia. Quando per la prima volta ho sentito parlare di questo progetto ero entusiasta all’idea che tagliasse tutta l’europa meridionale, ma poi documentandomi un po’ meglio ho capito che esiste un’altra linea che potrebbe fare tutto ciò senza distruggere un ecosistema montano per decine di anni.

Quando vengono fatti progetti di questo tipo la considerazione degli abitanti della zona  è tenuta in minimo conto. E per abitanti intendo, oltre agli esseri umani, gli animali, la vegetazione e la terra che sono parte integrante del mondo in cui viviamo. Viviamo in una coscienza collettiva in cui noi superuomini e superdonne creiamo progetti a tavolino dimentichi degli altri esseri. La peste collettiva è l’isolamento, che se non è dagli altri esseri umani, lo è dalla natura.

Come facciamo ad essere uomini e donne nuovi, se prendiamo poco in considerazione il nostro rapporto con il Cosmo?

C’è bisogno di una presa di coscienza chiara del nostro essere qui in contatto con l’universo, c’è bisogno di una nuova Cosmetica.

Con 15 miliardi di euro si può sfamare un mondo di diseguaglianze, si può insegnare a coltivare la terra a chi se l’è dimenticato, si può riequilibrare un paese in cui c’è ancora chi ha 20 case e chi non ne ha nemmeno una, dove è sempre più difficile trovare un giovane che parla con un anziano. Un Paese in cui i luoghi di incontro sono i centri commerciali e che ormai ha messo nell’oblio le piazze, un Paese dove la separazione sociale è netta, anche se nelle parole della politica c’è il termine coesione che sprizza da tutti i pori. Siamo troppo succubi delle armi per poter fare la pace. Un Paese che si dichiara pacifico e ordina decine di cacciabombardieri. Ci vuole Cosmetica per reagire a questo vuoto di senso nell’organizzazione sociale.

Ribelliamoci! Cioè ritorniamo al bello dei rapporti umani, degli abbracci, dell’aiutarsi senza sotterfugi, alle feste nelle strade per tutti i giovani, vecchi, bambini, donne e uomini ritrovati di senso. Diamoci un senso perché il gruppo lo ha perso, ha perso la direzione, la benevolenza, il mutuo aiuto. Edifichiamo una festa sulla benevolenza, un’altra sulla gioia empatica, un’altra sulla compassione, un’altra sull’amore. Stabiliamo templi per il silenzio ed altri per la musica. Creiamo luoghi d’incontro in cui riflettere insieme sulla generosità, sul piacere, sull’avversione, sull’abbraccio, sul bacio, sullo stare bene insieme. C’è troppa energia spesa per nutrire le paure umane e poco per esaltare le qualità umane degli uomini. Possiamo continuare a costruire navicelle spaziali e ponti, ma se non riusciamo ad alimentare la gioia in noi avremo fallito i compiti. Troppo tempo dedicato al rinforzare il cervello e poco allo sviluppo del cuore, e per cuore qui si va oltre l’organo pulsante in se, si intende la capacità dell’uomo di amare. Amore non significa possedere qualcuno, significa riconoscere la preziosità che c’è in ognuno di noi ed esaltarla, renderla viva, manifesta, palese. Bisogna ritornare ad aprirsi all’ascolto della bellezza che ci pervade, lasciarla splendere dai nostri occhi, nelle nostre parole, nei nostri gesti. Sbarazziamoci delle nuvole di odio, perché ogni briciola di questa nuvola che è in ognuno di noi messo insieme agli altri spinge la comunità ad acquistare armi di distruzione di massa. Ci vuole Cosmetica nelle nostre scelte per ricordarci a vicenda che esistiamo sulla stessa terra, e che il paradiso lo possiamo costruire qui se rinunciamo agli aerei e treni supersonici e ci accontentiamo di viaggiare lenti. La vita non è una corsa ad ostacoli, è un viaggio che va gustato lentamente. Ricordiamoci quando qualcuno di noi viene travolto dall’ansia verso il futuro. Ricordiamoci che il futuro è frutto di questo continuo presente, in cui seminiamo luce per l’avvenire. Troppe prediche sull’austerità dell’avere, ci vuole gioia per costruire i binari per un mondo migliore, ci vuole l’entusiasmo di condividere i nostri gioielli con gli altri, per far si che questo mondo si sorregga sulla bellezza, piuttosto che sull’inquietudine. Il sole ora brucia le gambe e manifesta la sua presenza con forza.

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