La luce riscalda e splende questa giornata invernale, i riflessi cristallini sulla neve si alternano al nascere e morire dei pensieri.
Attendo l’onda, quell’aria intensa che mi prende e che fa annullare tutti i pensieri sul passato e sul futuro. Quell’ondata che fa svanire la paura, che si sbarazza dell’angoscia, che è libera dall’illusione.
L’illusione, quella coltra nube che mi circonda quando sono assente, quando sono perso in un mondo fantastico di memorie e di creazioni di un mondo a dovrà essere.
Questa nube che quando è coadiuvata dall’angoscia, dall’ansia, da uno di quei moti interiori che scaraventa la serenità fuori da me, può essere chiamata Nube Tossica.
Quanto ci intossichiamo? Quanto siamo dipendenti da certe emozioni per sentirci vivi?
La dipendenza dai veleni della mente è come una droga.
Sono vari i casi di affamati nudi isterici giù per la strada, nei bar, nelle banche, nella politica, nelle università, nei musei, in noi…
La tossicodipendenza dai veleni della mente è ovunque, a prescindere dallo stato sociale. Il ricco e il povero fanno uso della stessa siringa. Si contagiano a vicenda.
L’odio, il disprezzo, la rabbia, la tristezza e la paura ci pervadono.
Riuscire a liberarci, è un compito coraggioso, che pochi hanno la voglia di perseguire. E’ un compito individuale, sebbene non è esclusa la partecipazione degli altri.
Spesso questi stati d’animo sono repressi, non si manifestano esteriormente, sono tenuti dentro e alcune persone credono di non viverli, “di non farsi”…
Ho incontrato gente che credeva di non provare rabbia nella loro vita.
Anch’io per un po’ sono stato uno di questi.
Quando la si conosce meglio, ci si accorge che spesso viene trasformata in azione e che buona parte si essa si concentra in alcune zone del corpo, dove magari da anni, avevamo dei problemi.
Quando l’energia della rabbia monta e non riusciamo a farla dissolvere prendendola sul nascere, c’è bisogno di riuscire a canalizzarla verso qualcosa che non danneggi gli altri, anche perché già sta danneggiando noi stessi.
Sono pochi i casi in cui la rabbia è “giusta”, ed è anche giusto scaricarla addosso a ciò o chi l’ha provocata.
La rabbia è una risposta a un’invasione o presunta tale. Una facoltà reale.
Il processo nasce dal definire mentalmente che quell’oggetto, o persona, o animale o natura o qualsiasi cosa possiamo considerare “altro da me”, sta invadendo ciò che credo sia il mio spazio vitale. Oppure nasce al di là del pensiero come reazione di sopravvivenza.
Fin qui tutto bene.
Ricontattare una sovrabbondanza di energia, per uscire da una situazione pericolosa per il nostro essere vivi, va bene. E’ un’abilità che serve per sopravvivere.
A volte, in quei momenti in cui mi è capitata e in cui credevo che ero talmente stanco da aver esaurito le energie, sono rimasto stupito di questa sovrabbondanza in riserva.
L’uomo può contattare al bisogno un estrema potenza, ma spesso è così disorientato nelle sue scelte emotive, che la ricontatta semplicemente per sentirsi vivo, potente, per superare la frustrazione di una vita monotona e priva di senso, per accedere ad uno stato che va al di sopra delle sue possibilità.
Fintanto che non si trovano soddisfazioni quotidiane nella vita, questa dipendenza dai veleni della mente sarà l’iniezione che ci fa sentire vivi e vegeti.
Il secondo passo è l’arrivo di questa enorme energia che spinge il pensiero e indurisce il corpo, un intenso moto che parte dai piedi e che spesso si concentra nella pancia, da li verrà scelto se farla implodere o esplodere nelle mani, nella voce, nei piedi…
Molte persone credono che sia “l’istinto” a prendere il sopravvento, una deresponsabilizzazione della scelta, anche se rapidissima e a volte “programmata” precedentemente è una risposta del sistema autonomo centrale che avviene e che muove all’azione.
Sia dentro che fuori.
Le risposte sono diverse per ognuno davanti allo stesso evento… quindi ci si può lavorare.
I pensieri in questi frangenti viaggiano fulminei e tenere le redini di questo cavallo emozionato quando corre all’impazzata diventa difficilissimo. A questo punto si può solo trovare dove scagliare l’energia senza distruggere troppo noi stessi, gli altri e ciò che ci attornia.
Trasformare questo fuoco in energia costruttiva quando siamo già a questo livello è come fare un inversione ad U in una strada trafficata.
Spesso sarà un opzione impraticabile.
L’importante a questo punto è non trattenerla ma incanalarla nella migliore maniera possibile, altrimenti alimenterà un ulteriore tensione fisica che alla lunga diventerà un malattia. I dottori esamineranno il problema per mesi, con scopie di vari tipi, per giungere, se fortunati, alla conclusione che il problema è psicosomatico. Wow! E poi mandati da uno psicanalista.
Bisogna lavorare sulla prevenzione delle malattie, bisogna lavorare per comprendere come la nostra mente può uscire dalle dipendenze velenose che abbiamo preso nella vita e che magari ci portiamo dietro da bambini, di cui neanche ci rendiamo conto.
Cercare di essere felici è un impegno a tempo pieno, non è una cosa che facciamo solo nei weekend, è una modalità di vivere.
Se continuiamo a credere che è una questione da affrontare nei ritagli di tempo, saremo felici solo nei ritagli di tempo.
Il valore temporale che gli diamo è importante.
Ci vuole una presa di coscienza e uno sforzo deciso verso un cambio del proprio stile di vita.
Ci vuole una rivoluzione interiore!
Quando si comincia una rivoluzione interiore, si inizia a comprendere quante cose e dinamiche vanno necessariamente cambiate per poter star bene.
A volte osserveremo le disgrazie che ci capiteranno senza poter fare niente, le subiremo, ma saremo consapevoli che le stiamo subendo e che in buona parte sono create da noi stessi.
Attivare una rivoluzione interiore necessità coraggio, il coraggio di avere paura a guardarsi, in coraggio di spaventarsi e andare verso la fiducia, la fede nel processo dell’esistenza.
Attivare una rivoluzione interiore fa crescere la lente di ingrandimento con cui guardiamo le nostre zozzerie e, più prende piede questa rivoluzione, più si ingrandirà la lente che vede i punti neri che prima non erano visibili.
La lente non è una frusta. È necessaria molta compassione verso noi stessi, la purezza non è umana.
E’ un lavoro intenso, chi crede che per vivere meglio basti una trombetta e un po’ di vino si sbaglia come chi vive nella totale austerità.
Il primo aspetto della rabbia quindi, comprende il riconoscimento del giudizio che l’ha generata.
Riuscire a trasformare quel giudizio richiede una comprensione netta su ciò che è invasivo e ciò che non lo è, un’approfondita revisione del nostro sistema di credenze.
In genere è invasivo ciò che mina le nostre credenze, le nostre idee cristallizzate sulla realtà, i nostri “credo” indistruttibili.
Anche ciò che sto dicendo sarà invasivo per qualcuno. Mina l’idea di chi fino ad ora a ritenuto che la rabbia sia giusta davanti ad ogni sopruso, senza tenere conto di ciò che ha causato questo giudizio in maniera più ampia, più profonda.
Ci soffermiamo troppo sugli effetti, tenendo poca considerazione sulle cause.
Le cause scatenanti sono i luoghi dove va incanalata la mente. Quando guardiamo le cause profondamente, gli effetti spesso perdono la grande importanza che a prima vista gli avevamo attribuito.
Un gesto inconsulto di qualcuno può voler dire una grande paura, una grande debolezza umana, una miseria.
Non voglio giustificare le guerre, siano esse per il limite oltrepassato del terreno di cui ci siamo attribuiti la proprietà o delle guerre dei popoli, ma voglio qui, con voi, osservare dove nasce la reazione, dove nasce il germoglio della sofferenza umana.
Se sono semi scellerati, ma riusciamo a essere più attenti a non innaffiarli, l’energia che alimenta i conflitti sociali e che parte da noi scemerà.
E’ da noi stessi che parte la rivoluzione per una comunità più pacifica.
Ci vuole una presa di coscienza e responsabilità dei nostri gesti per far si che i semi che gettiamo non siano velenosi, che non siano tossici, ma che siano gioviali.
I semi per un mondo migliore li gettiamo noi.
E’ la mia responsabilità gettare un seme sano, un seme che può far nascere benevolenza nello spirito umano.
Se non comincia da me, il mondo che vedrò, sarà sempre in conflitto, in guerra, perché ciò che vorrò rappresentare all’esterno, sarà ciò che vedrò del mondo, sarà in risonanza con ciò che vivo interiormente.
Se sono grigio, vedrò grigio.
Se non lascio la luce pervadermi e inondarmi, negherò l’esistenza della luce fuoridi me, negli altri, nelle cose, nella vita.
Se non ci si apre alla vita, essa non sarà degna d’essere vissuta.
Comincia da me la rivoluzione, ora.
Bisogna cominciare subito, è una questione che non si può rimandare in un idea di futuro.
Ora è il momento giusto, Ora siamo nel luogo giusto, Ora ho il potere di Essere ciò che sono.
Quanta gente vive con incredibili conflitti irrisolti e agisce ancora meno per risolverli? Credendo di non avere le possibilità per farlo, Credendo che nessuno li può aiutare e credendo di essere isolati?
Ciò che isola i loro cuori è nella loro mente, è il pensiero che li ha resi vittime di una separazione dalla vita, dagli altri, dalla natura, dal creato.
Il sole ora mi sta scaldando il viso, è con me, è con noi.
Come si può immaginare una vita senza il sole?
Come si può immaginare una vita senza la terra? Senza l’acqua? Senza l’aria?
E’ semplicemente impossibile.
Noi siamo parte consustanziale di questo universo, siamo parte di questa grandiosa bellezza.
Esiste la bellezza perché la riconosciamo noi.
Un fiore non è bello in sé, diventa bello quando l’uomo e la donna riconoscono una risonanza tra il fiore stesso e il loro spirito.
Nel momento in cui lo guardo attentamente, ne faccio parte, attivo quella bellezza che è un po’ “mia”.
Siamo noi che riconosciamo la bellezza di un’alba nel momento in cui facciamo attenzione e ci sentiamo parte di questa bellezza.
Guardare un’alba può essere un’esperienza neutra o addirittura negativa, siamo noi a condizionare il valore di un’esperienza.
La bellezza la riconosciamo quando ci specchiamo con l’universo.
Non è mai tardi per cominciare una rivoluzione interiore, ma ogni tempo sprecato può essere l’ultimo.
La bellezza va diffusa ora, cominciamo adesso, ora è il momento, qui, nel luogo in cui stai leggendo.
Sii un opera d’arte!