I pensieri si arricciano a perdita d’occhio,
sono migliaia di scene aperte al passato.
In realtà conoscono inizio e fine.
In realtà sono solo code di storie che ancora scudisciano dentro di noi.
Che stupidi!! E perché?
Perché lasciamo fluire una serie di pensieri, guardandoli?
E’ forse perché ci lasciamo sopraffare da essi?
Ad ogni modo esistono e non possiamo cancellarli,
possiamo solo farli evaporare, come i fumi dell’alcol nel giorno della riconciliazione;
quella col nostro corpo…
Non ci sono limiti alla follia, ma all’essere normali si!
Possiamo raggiungere un dirupo per molti motivi, ma gli altri ne troveranno mille di più.
E cosa c’è di strano a voler scalare un monte quando a valle non è rimasta che cenere dopo la colata lavica, perché cercare di raffreddarla per rimanere lì.
Tanto ormai quello che era conosciuto è stato ricoperto da braci implacabili.
Tanto vale andare avanti e alzare gli occhi per poter cercare un’ansa più ampia, nuova e più consone al nostro aspetto attuale. Oppure continuare a camminare senza sosta, verso orizzonti infiniti.
Sarà… ma una pausa la dobbiamo pur fare; eh, gringo?
E così il passato è divelto, e così quella pietra che ostruiva il cammino è stata gettata come una lancia, a segnare il passo per il prossimo arrivo.
Cammino.