Il cielo qui a Dong Guan non è cambiato, le nuvole entrano nella stanza e proseguono fino allo spirito quellintrinseco sentimento di compresenza tra il cielo e la terra, tra laria che inspiro ed espiro attraverso i baffi affollati.
Ieri eravamo ad Hangzhou, una bella citta con un lago e connessa con il fiume imperiale, quello che arriva da Pechino percorrendo mille e ottocento chilometri. Ai bordi del lago iniziano delle colline bellissime, sia selvagge che piantumate a te: Il Longjin chà. Uno dei tè verdi più famosi della Cina. Lorella ed io siamo stati al museo del tè e ci siamo persi nella storia di questa bevanda dalle origini lontane e dalle proprietà apprezzate in tutto il mondo. In Cina ci sono più di cento tipi, ognuno con qualità e proprietà medicali diverse. Quanto si conosce poco del tè in Europa, anche se viene esportato dallera dei tempi In Italia cè la tradizione del caffè di importazione, la cultura della miscela e lideazione delle macchine per farlo. Nel periodo autarchico del fascismo si beveva solo orzo, miscele di cereali e radice di cicoria.
Ho preso una piantina di longjin in un villaggio vicino al museo, me lha regalata un contadino, proverò a piantarla a casa anche se ho visto che il terreno è completamente differente acido qui, mentre a reggio emilia è argilloso. Dovro fare una miscela di terra e granito per piantarla, sperando che il clima forse lo permetterà. Vedremo. Qui il tè lo bevono tutti, dappertutto, ognuno si porta dietro un termos che tutto il giorno viene riempito di acqua calda, la si trova gratuitamente in molti luoghi, anche nelle stazioni ferroviarie e sui treni.
Siamo entrati anche in un monastero buddista zen, conteneva una statua del Buddha maitreya, il Buddha sorridente con la pancia per intenderci e un’altra, anch’essa gigantesca di circa trenta metri, con un buddha dalle mille mani impressionante. Cerano anche i monaci e ci siamo trovati duranti una preghiera, è stato un momento di raccoglimento piacevole. I monaci buddisti nel passato hanno fatto vita difficile qui, sono stati perseguitati pesantemente. Ora lo sono quelli tibetani poveretti, ogni tanto se ne suicida uno per protesta nel Tibet.
A proposito di monaci, nel museo della medicina tradizionale di Hangzhou, si menziona ancora Matteo Ricci, un missionario gesuita che fù tra i primi a creare un ponte tra queste culture il primo grande sincretismo. Così lontano, così vicino il grande viaggiatore Matteo, nei primi anni della sua permanenza in Cina andava vestito come i monaci buddisti, da noi chiamati allepoca bonzi, probabilmente per via dellassonanza con la parola con cui venivano chiamati in cinese. Era il modo che gli permetteva di trasmettere il suo sapere e di essere riconosciuto come un religioso. Introdusse in quei luoghi la cultura dei filosofi greci e medioevali, più vicini al confucianesimo che la bibbia nuda e cruda, infarcendoli d interpretazioni e riflessioni cristiane. Altro incontro che viene riconosciuto come significativo è quello con Marco Polo sia lui che Matteo Ricci hanno scambiato con loro molte conoscenze, da quelle dei prodotti del commerciante e quelli più sapienziali del gesuita. Questi due uomini avevano quellaspetto interiore di curiosità, che gli permetteva di scambiare le conoscenze che avevano, apprezzando le bellezze che questa cultura poteva trasmettere. Matteo morì a Pechino apprezzato dallimperatore, Marco a Venezia trattato come un tipo strano, un po matto. Matteo lasciò ai cinesi il trattato sullamicizia in forma di aforismi, come si conveniva a una forma confuciana. Il mio amico non è altro che la metà di me stesso; anzi, un altro me stesso. Perciò devo considerare l’amico come me stesso. è uno degli aforismi, mi ricorda la lingua maya nel suo saluto Illakesh (un altro me stesso). La differenza tra i due è che il primo si riferisce solo agli amici, i maya a tutti. Fate voi le considerazioni In ogni caso, lessere amichevoli, è il modo di viaggiare che preferisco, permette di guardare laltro senza il pregiudizio. Rimanere allinizio in una osservazione accurata prima di lasciarsi andare e considerare laltro come amico, ma quando ciò avviene di quella persona ci si deve fidare. Non sempre riesce… La fiducia in un altro è un pregiudizio positivo, si basa su unosservazione più o meno accurata dei gesti e reazioni di un altro, è molto umana.
Sebbene l’amico e io abbiamo due corpi, nei due corpi c’è un cuore solo. Ci dice Matteo in un altro aforisma.
Tutte queste considerazioni vanno fatte alla luce della conoscenza di persone diverse da noi, altre da noi.
Nel viaggio queste dinamiche avvengono velocemente e ce poco posto per un osservazione accurata, lapertura o la chiusura del nostro animo dipende dalla nostra capacità di osservare i minimi dettagli di una situazione per valutarla, dallenergia che abbiamo a disposizione in quel momento e dalla flessibilità mentale.
Qui vicino a me mentre scrivo ci sono Lorella e May che lavorano accanto e una statua di bronzo di un guerriero confuciano in piedi su un tronco, che mispira poca amicizia, credo sia più utile ad ispirare terrore. Si chiama guang gong in cinese. Arriva dalla storia di un generale che ammazzò trenta nemici impugnando una lancia da quaranta chili. Si dice che promise a un suo nemico che lavrebbe ucciso da morto, se non ci fosse riuscito da vivo. E così pare sia successo, per questo è considerato il dio della guerra e delle arti marziali mistiche. Ma qui cè più un senso superstizioso, proteggere il luogo dai fantasmi che possono in qualche modo portare male allazienda e alle sue persone. Mi ricorda mio nonno, che sulla sua fiat centoventisette gialla aveva attaccato al cruscotto un santino, forse era Padre Pio, con su scritto Gesù Proteggimi! come dice Matteo: Le cose degli amici sono tutte comuni.
Da che cosa ci si deve proteggere, dagli uomini o dal progresso che gli uomini vogliono attuare?
C’è un problema con la traslitterazione del testo… mentre mandavo la mail al blog, il pc ha tolto gli accenti e cambiato le virgole! dalla cina non posso cambiare niente, wordpress è americano e non si può accedere…
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