Stamane ho avuto una “Sveglia Accesa”, una sensazione che dallo stomaco portava alla testa e che mi ha fatto scendere dal letto verso le 5.30.
Ultimamente vivevo meno la mattina presto, perché le sere dopo i corsi, mi ci vogliono alcune ore di “digestione” prima di addormentarmi e quindi la mattina indulgevo un po’.
Qui di fronte alla finestra si è presentato un passero di cui non ho riconosciuto la specie, ma che ho visto ben chiaro negli occhi. Lui(o Lei) è tornato a guardarmi, con quella sua velocità che se fosse su un uomo verrebbe considerata nevrotica.
Più che cantare squittiva e di risposta squittivo anch’io, un piccolo concertino, un incontro di speci diverse, all’interno di un unità visibile a chi rimane Sveglio.
La meditazioni a quest’ora sono bellissime, c’è molto spazio, il rumore delle cose da fare nella vita è molto lontano, tutto è rarefatto sebbene la percezione del respiro è chiara.
Ancora la luce è celeste, in quella sfumatura tra la notte e il giorno.
In questi giorni mi gusto la lettura dell’ultima opera di Miten, all’anagrafe Veniero Galvagni, un libro che è un viaggio, tra l’Odissea e la Commedia(che poi hanno chiamato divina). Un viaggio all’interno della specie chiamata uomo, un viaggio che tende allo spirituale mantenendo tutte le “impurità” che questa razza umana ha, con tutte le sue nefandezze e bellezze.
Noi siamo così, aspiriamo a un futuro agevole, mentre l’aria che ci entra è ricca di polveri sottili.
Mi gusto piano piano il privilegio di leggere in anteprima la sua opera, che ho perso il conto, sarà la ventottesima…
Questa però ha il sapore umano di comunità, quello che Miten ha cercato di sviluppare in una vita, ora l’ha messo in un opera, un viaggio fra le comunità di genti, che cammina tra le montagne…
Sabato lasciai il libro agli inviti sulla prima montagna e tra tutti gli invitati m’incuriosii per l’invito a Mauro Corona.
Puntualmente il giorno dopo incontro M. Corona, mica tra le montagne, ma in Via Dante(…) a Milano!
Camminavo con un amica friulana per farle vedere la città e sulla strada per il castello sforzesco mi dice, guarda Mauro Corona. Inconfondibile.
Lo guardo in questa bellissima giornata di sole, lui con i pantaloni impermeabili Mottura, una bellissima giacchettina corta in velluto beige, una bandana da pirata, scarpe da montagna e passo svelto e sicuro.
Sorridiamo.
Mentre faccio da Cicerone al castello per Giulia, lo incontriamo.
Gli stanno facendo un intervista nel Cortile della Rocchetta, seduti a un tavolino per una sorta di fiera del libro, di cui so poco.
Mentre prende in giro i giornali, la giornalista che lo intervista e il magazine per cui lavora, i cardinali e un po’ tutti i benpensanti, di cui proprio li davanti c’è un piccolo ma eterogeneo gruppo di rappresentanti, io rido, di gusto.
Si sente, al di là di quello che dice, dall’espressione, che è un uomo libero.
Ironizza, parla di tutti, di fondo si percepisce che è buono.
Ci cominciamo ad adocchiare e subito dopo che finisce mi chiede se c’è un posto per andare a bere un caffè corretto… Ci andiamo dicendomi che paga la Mondadori. Tra una risata e l’altra iniziamo a parlare e si vede la sua generosità, la sua dolcezza, il suo rispetto per il Papa attuale e per i sacerdoti(quelli buoni che son pochi però) e poi lui cita poesie ed io Giordano Bruno. Ci riconosciamo. Seguiamo parlando di rispetto umano, parliamo di una società umana non solo che aiuta tutti, ma che dia a loro la possibilità di vivere con dignità. Il sussidio dato senza il riconoscimento del mondo in cui, ognuno di noi, può contribuire alla crescita materiale, emozionale, intellettuale e spirituale della società.
E se qualcuno di voi, ora che state leggendo, si stesse domandando come fa una persona con una grave malattia, con un corpo rattrappito e che non può parlare a contribuire alla crescita spirituale di questa società; rispondo dicendo che basterebbe la sua Presenza fisica al consiglio di amministrazione di una grande azienda. Rappresenterebbe meglio i lavoratori di Landini e della Camusso insieme.
La dignità della vita passa anche dal riconoscere e dall’essere riconosciuti come parte consustanziale di questo universo, senza eccessiva specificazione…
E quindi in Mauro Corona ci ho visto la libertà e la Dignità di un uomo.
Subito dopo lasciato Mauro, incontriamo per strada un amica cattolica, dopo avergli detto di averlo appena incontrato, scappa via di corsa manco avessi l’Ebola!
(Eravamo davanti al museo di storia naturale, proprio vicino al lazzaretto…)
E’ bastato dire il suo nome e Lei,”meglio non vederlo!”… ed è partiva via come un fulmine!
E rido della lettura dell’Opera di Miten,
sto entrando nel libro o il libro si manifesta nella mia vita?
L’opera di Miten manifesta un interpretazione libera di ciò che una persona estremamente sensibile sente, di come vede questa benedetta o maledetta realtà.
O semplicemente, un volo impavido al di là di essa.
Mauro, a suo modo, idem.
Entrambi sentono la libera espressione con la dignità di se stessi, in questa esistenza, in questa comunità, in questa o quella(che tanto non ha senso)…
UNITA’.